GIORNATA ACCADEMICA
«Vent’anni di esperienza canonica: 1983-2003»
Città del Vaticano Aula del Sinodo |
1. – Al termine di una quasi ventennale e laboriosa opera di revisione del Codice di diritto canonico promulgato nel 1917 sotto il pontificato di Benedetto XV, il 25 gennaio 1983 l’attuale pontefice Giovanni Paolo II, con la Costituzione apostolica Sacrae disciplinae leges, promulgava il vigente Codice esprimendo il seguente auspicio: “La nuova legislazione canonica risulti un mezzo efficace perchè la Chiesa possa progredire, conforme allo spirito del Concilio Vaticano II, e si renda ogni giorno sempre più idonea ad assolvere la sua missione di salvezza in questo mondo”.
In verità, la data prescelta non era affatto casuale, ma – per espressa volontà di Giovanni Paolo II – giungeva in coincidenza con l’anniversario del primo annunzio di revisione del Codice benedettino formulato il 25 gennaio 1959, a pochi mesi dalla salita al soglio pontificio, dal suo predecessore Giovanni XXIII, che nella medesima circostanza manifestò l’ulteriore intenzione di indire un Concilio ecumenico ed un sinodo romano. Dovendo però la riforma codiciale essere impostata sui suggerimenti e i principi che sarebbero scaturiti dallo stesso Concilio e rappresentarne perciò – nella visione dello stesso Giovanni XXIII – il suo naturale “coronamento”, si decise di differire l’inizio dei relativi lavori, che di fatto furono inaugurati solo qualche anno più tardi, allorquando l’assise ecumenica stava per giungere in dirittura d’arrivo.
Il nuovo Codice risultò, pertanto, articolato su 1752 canoni (662 in meno rispetto a quello precedente), distribuiti in sette libri così titolati: Le norme generali – Il Popolo di Dio – La funzione di insegnare della Chiesa – La funzione di santificare della Chiesa – I beni temporali della Chiesa – Le sanzioni nella Chiesa – I processi.
A tutt’oggi, lo stesso – vincolante per circa un miliardo di fedeli appartenenti alla Chiesa latina – è stato tradotto in 17 lingue e pubblicato in oltre 60 edizioni bilingui, cui ha fatto seguito la pubblicazione di numerose edizioni commentate e monografie di riferimento.
2. – Orbene, a distanza di vent’anni esatti dalla promulgazione del vigente Codice, il Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi ha inteso commemorare l’avvenimento attraverso una <Giornata Accademica> svoltasi il 24 gennaio 2003 nell’Aula del Sinodo in Vaticano, quale speciale occasione di incontro e confronto tra studiosi e cultori della scienza canonica, soprattutto finalizzata ad aprire ulteriori spazi di riflessione alla luce delle esperienze maturate nel periodo di rinnovata applicazione codiciale.
Aperta dal saluto inaugurale rivolto ai partecipanti dal Card. Angelo Sodano (Segretario di Stato), ha fatto seguito l’intervento introduttivo dell’Arcivescovo Julian Herranz (Presidente del Pontificio Consiglio), il quale, posta la stretta interdipendenza tra rinnovamento del Diritto ed ecclesiologia conciliare, ha rilevato come esso abbia condotto ad un “parallelo rinnovamento della scienza canonica”, favorendone una migliore comprensione soprattutto mediante un’approfondita azione didattica e di ricerca in ambito universitario, accompagnata da un progressivo e vitale accrescimento dell’attività legislativa universale e particolare di complemento.
Ciò nondimeno, ha denunciato coraggiosamente l’Arcivescovo come sia possibile ai tempi odierni scorgere in alcuni settori che interessano la vita quotidiana della Chiesa una “crisi del vivere secondo il Diritto”, la quale talora si concretizza in atteggiamenti che denotano insufficiente considerazione circa “la portata morale e la necessità pastorale della legge ecclesiastica”, non cogliendone di conseguenza la “funzione di orientamento delle condotte personali e di tutela della comunione ecclesiastica secondo giustizia”. Tale crisi – secondo l’analisi del prelato – risulta riconducibile a tre ordini di fattori, quali “i riflessi intracclesiali dell’ideologia democraticistica nell’ordinamento sociale, l’indebolimento del senso di obbligatorietà morale del Diritto canonico e, infine, la talvolta carente organicità del ministero pastorale” di cui sono investiti i Vescovi.
Di qui l’essenziale compito – nelle conclusioni dell’Arcivescovo – affidato alla consapevole responsabilità dei canonisti affinché nella Chiesa sia meglio percepita “anche la dimensione pedagogica, e quindi pastorale, della legge ecclesiastica ….. garante della giustizia e della communio”, nonchè “di far comprendere l’importanza del diritto – come ordine di giustizia e, perciò, primaria esigenza della carità – nella vita della Chiesa”.
All’intervento dell’Arc. Herranz sono, quindi, seguite le relazioni svolte da: Mons. B. E. Ferme (decano della facoltà di Diritto canonico presso l’Univ. Pont. Lateranense) sul tema: “Il Codice di Diritto Canonico del 1983 in prospettiva storica”; Padre G. Ghirlanda (decano della facoltà di Diritto canonico presso l’Univ. Pont. Gregoriana) sul tema: “Il Diritto Canonico ne Magistero di Giovanni Paolo II”; Sac. P. G. Marcuzzi (decano della facoltà di Diritto canonico presso l’Univ. Pont. Salesiana) sul tema: “La legislazione universale post-codiciale”; Padre V. De Paolis (decano della facoltà di Diritto canonico presso l’Univ. Pont. Urbaniana) sul tema: “Il ruolo della scienza canonistica nell’ultimo ventennio; Sac. E. Baura (decano della facoltà di diritto canonico dell’Univ. Pont. Santa Croce) sul tema: “Pastorale e diritto nella Chiesa”; Padre N. Schoch (decano della facoltà di Diritto canonico presso il Pontificio Ateneo ‘Antonianum’) sul tema: “Il Diritto Canonico nell’ambito del matrimonio e della famiglia”; Padre F. Ramos (decano della facoltà di Diritto canonico presso l’Univ. Pont. S. T. d’Aquino) sul tema: “I processi e le sanzioni al servizio della giustizia ecclesiale”.
3. – Momento saliente per i partecipanti alla «Giornata Accademica» è stato l’incontro in Vaticano con il Santo Padre, il quale, nel commemorare l’evento della promulgazione dell’attuale normativa codiciale canonica, ha riproposto in apertura del suo messaggio talune personali considerazioni già espresse in quell’avvenimento, in particolare come sia il Concilio che il nuovo Codice fossero riconducibili ad “un’unica e medesima intenzione, che è quella di restaurare la vita cristiana”.
Ha ricordato, altresì, nell’occasione il Santo Padre che tale “intenzione che ha presieduto la redazione del nuovo Corpus Iuris Canonici è stata ovviamente quella di mettere a disposizione dei Pastori e di tutti i fedeli uno strumento normativo chiaro, che contenesse gli aspetti essenziali dell’ordine giuridico”; pertanto, apparirebbe assolutamente “semplicistico e fuorviante concepire il diritto della Chiesa come un mero insieme di testi legislativi, secondo l’ottica del positivismo giuridico”. Infatti, come ha soggiunto ancora il Santo Padre, “le norme canoniche […] si rifanno ad una realtà che le trascende; tale realtà non solo è composta di dati storici e contingenti, ma comprende anche aspetti essenziali e permanenti nei quali si concretizza il diritto divino”; ne discende che “il nuovo Codice di Diritto Canonico […] deve essere interpretato ed applicato in quest’ottica teologica”, evitando in tal guisa taluni “riduzionismi ermeneutici che impoveriscono la scienza e la prassi canonica, allontanandole dal loro vero orizzonte ecclesiale”, come si riscontra in primo luogo allorquando “si pone la normativa canonica al servizio di interessi estranei alla fede e alla morale cattolica”.
In tale prospettazione – secondo il monito del Santo Padre – il “Codice va contestualizzato nella tradizione giuridica della Chiesa”, poiché “i testi codiciali si inseriscono in un insieme di fonti giuridiche, che non è possibile ignorare senza esporsi all’illusione razionalistica di una norma esaustiva di ogni problema giuridico concreto”. Né – per altro verso – le leggi ecclesiastiche sono suscettibili di interpretazione e applicazione separate dalla dottrina del Magistero, poiché “la dimensione giuridica […], essendo teologicamente intrinseca alle realtà ecclesiali, può essere oggetto di insegnamenti magisteriali, anche definitivi”.
Il Pontefice ha chiuso, infine, il suo messaggio con una accorata esortazione rivolta ai canonisti affinché la loro opera di studio e di formazione delle nuove generazioni sia sempre contraddistinta da costante e appassionata dedizione, quale importante ed imprescindibile contributo alla società ecclesiale.
Roma, 28 gennaio 2003 Carmine Cotini